“Lo spettacolo inizia da quando si entra nel palazzetto. Ci sono I CORVELENO, il gruppo di rap più amato dalla scena hip hop italiana, una mezz’ora di rime e giradischi poi se ne vanno. Si spengono le luci e inizia il viaggio nella suggestione delle voci del cinema, un mix ininterrotto di samples di frasi celebri dei film: drama, sogno, allegria, dolore, utopia, forza, amore, sesso, politica, in un frullato di parole che portano il pubblico verso il tempo del concerto che è tempo compresso, modificato, pompato, fatto brillare. E infatti quando la band e LORENZO entrano in scena le luci del palazzetto invece di spegnersi, si accendono e si attacca come se quello lì fosse il gruppo spalla, una cosa che ti prende strano, e non sai come reagire e allora lasci che la reazione sia vera, la ritualità del concerto pop è infranta, questa è un altra cosa, è una storia nuova. La band e l’MC salgono sul palco come se venissero da fuori, come macchinisti di un treno che prendono posto ai comandi. Il palazzo dello sport è un mezzo di trasporto, si parte. Jovanotti fa concerti da una quindicina di anni e anche stavolta, più del solito, ha deciso di cambiare, di rimettersi a giocare con i linguaggi ma stavolta tutto è compresso, in faccia, semplice, potente e per quanto possibile umano (grazie anche ai computer) ma senza un’identità forte, anzi il “messaggio”, se proprio deve esserci un messaggio, è che siamo dentro al frullatore e ciò che vale non va mai perduto, anzi più lo frulli e meglio è. E’ una liturgia relativista, se lo guardi da un certo punto di vista, è uno spettacolo di musica pop se lo guardi da un altro, è un raduno notturno…è lo spirito del rock’n’roll. Va in scena il ritmo. Questo spettacolo di Lorenzo ha un’anima più cruda e funk-rock del solito. Non ha voluto la sezione fiati, i cori, per darsi il vincolo dell’elettronica e della ritmica brutale e black. La band di sei musicisti è densamente spopolata e superselezionata. Mylious Johnson è il miglior batterista under 30 del mondo (south Bronx, ha suonato con Pink, Common, Jay-Z, Destiny’s Child, Mos Def, Beyonce ecc.), Jorge Bezerra Junior è un giovane percussionista brasiliano cresciuto in tour con Joe Zawinul, il numero uno dei talent scout di musicisti oltre grande genio. Saturnino è il legame con la musicalità di Lorenzo, il suo basso, la sua pancia. Riccardo Onori fa parte della squadra da alcuni anni, è un chitarrista eccezionale e unico, di Prato e del mondo. Frank Santarnecchi è stato scovato da Jovanotti mentre suonava jazz nei locali con lo spirito di un bambino e il gusto e la mano di uno Zawinul mediterraneo, in questo show suona le tastiere analogiche vintage: Hammond, Rhodes, dx7, moog, clavinet, vocoder. Infine Christian Rigano, nome da campione, ma non solo il nome è da campione, lui è la spina dorsale elettronica dello show: computer, tastiere digitali, batterie elettroniche. Michele Canova non è sul palco ma il suo apporto alla realizzazione degli arrangiamenti della turné è stato fondamentale. Alle spalle del palco ci sono 90 metri quadri di G-LEC, la nuova tecnologia tedesca nel campo della video proiezione, uno strumento fantasmagorico, un oggetto che è luce e immagine insieme, adatto a vedere ma ancora di più a sognare, a vivere l’immagine come se se fosse una presenza musicale, difficile da raccontare.Arrivano "Salvami" e "Il mio nome è mai più" e si canta la pace non solo come precetto morale ma come intento politico, l’Italia ripudia la Guerra, sta scritto, è la nostra costituzione, non è un programma di partito. Lo spettacolo scollina dopo la vetta emotiva di "Mi fido di te" e si comincia a planare verso una valle di romanticismo che è un frullato ulteriore in cui il rap e la canzone da cantante, quella che si canta con le braccia aperte e lo sguardo verso l’infinito, si mischiano. Il ritmo cresce di nuovo attraverso "Ragazzo Fortunato" e poi di nuovo il treno a tutta velocità, "Penso positivo" che ogni sera cambia, è lo spazio dell’improvvisazione, e con questi musicisti è un vero spettacolo, tutto può succedere. Cosa si chiede a un concerto? Lorenzo a un concerto chiede di farti uscire rigenerato, farti sentire più vivo, darti una scossa, farti divertire e sudare, massaggiarti con i bassi e shakerarti con le strobo, essere liberatorio e intimo, farti sentire in buona compagnia e realizzare le condizioni per cui la musica svolge il suo ruolo che è quello di rivelare quello che unisce, anche se solo per una sera, non è tempo sprecato. In questo concerto Lorenzo ha cambiato qualcosa, racconta piccole storie al pubblico, poi gli punta addosso tonnellate di suono, di luci e di immagini, si mette nelle mani della gente e la gente si mette nelle sue, è un abbraccio intimo, più intimo del solito, più profondo. C’è molto rap ma anche molta melodia, molta potenza ma anche molta intimità e il flusso non si interrompe mai, È UNA CANZONE UNICA.”C'e' anche l'immagine di Papa Giovanni Paolo II allo show che Jovanotti ha tenuto ieri sera al Palalottomatica di Roma. Un enorme primo piano di Papa Wojtyla e' infatti apparso sullo sfondo del palco poco prima di 'Il mio nome e' mai piu', che nel concerto di Firenze ha spinto Piero Pelu' a lasciare a sorpresa la platea per raggiungere Lorenzo sul palco.
la signora viola ballava come una ragazzina a fianco al signor mario che invece si è matenuto composto nonostante fossero in diecimila a ballare a tempo del sound di un collettivo che passando da roma stanotte ha lasciato il segno ed è stato a sua volta segnato dal calore del pubblico.Roma è stato un concertone pieno zeppo di una commovente energia,quella energia che è la firma di questo spettacolo di lorè,intensità,potenza,passione,gioia,allegria,tensione,e affetto,si perchè il pubblico vuole bene a questo spettacolo,a questo disco,a questa squadra e a questo cantante.E lui ricambia ogni sera,come ieri sera.C'era il sindaco veltroni,c'erano gli amici di lorè,i suoi colleghi,raf,rais,daniele groff,qualcuno giura di aver visto nino d'angelo,c'era silvio muccino,jasmine trinca,qualcun'altro ha intravisto prince,ma forse era il suo spirito evocato dal battito di questa sezione ritmica.e poi all'una di notte la banda si è spostata al goa a trovare il fratello claudio coccoluto (pure lui al concerto) e lorè ha pure jammato al microfono mentre cocco metteva musica come solo lui sa fare...una bella serata romana...e domani si scende al sud...e non vediamo l'ora...e intanto penelope tesse la sua tela...
«TORNARE nella città dove sono cresciuto, all'ombra del Cupolone (letteralmente, abitava dalle parti di Gregorio VII, ndr) e suonare in un luogo dove andavo a sentire i concerti da ragazzo, per me è sempre una grande emozione», ci aveva confidato Jovanotti nella chiacchierata post-concerto ad Ancona, dove il 22 ottobre ha preso il via il «Buon Sangue Tour» che giovedì sera fa tappa a Roma, al Palalottomatica. Pubblico delle grandi occasioni, ovviamente, facile preventivare il tutto esaurito. D'altronde quello di Jovanotti con il pubblico romano è un rapporto privilegiato, e non solo per una accertata consanguineità. È per quella buona disponibilità caratteriale che a Roma fa particolarmente presa, una specie di affinità elettiva. È per questo, ma non solo per questo, che Lorenzo Cherubini quando suona nella Capitale riesce a metterci quel qualcosa in più che poi rende i concerti romani eventi unici, anche per l'inaspettata presenza di ospiti sul palco. A Firenze, un paio di settimane fa, sul palco c’è salito Piero Pelù, a Roma non si sa, se sorpresa ci sarà, lo si saprà solo al momento. Anche se, come conferma lo stesso Jovanotti, l'attuale spettacolo è basato sul flusso, in pratica viene vissuto e proposto come una canzone unica, un film che dura due ore senza neanche l'intervallo, e lo spazio per le improvvisazioni si è sicuramente ridotto rispetto al passato. Questo non vuol dire che il concerto sia regolato su un canovaccio rigido, tutt'altro. È semplicemente diverso dai precedenti, più simile a un concerto rock che ai work in progress del passato, a quei pout-pourri che mescolavano buona parte dello scibile musicale proveniente dal mondo. Adesso c’è un palco senza orpelli, un futuribile schermo elettronico sul quale scorrono, un po’ alla Chermical Brothers, le immagini che lo stesso Lorenzo filma con la sua telecamerina a bassa risoluzione, riprendendole dal suo lettore Dvd, frammenti di film famosi gettati in un caravanserraglio visivo che fa da colonna filmica a una sequenza musicale. In pratica l'inversione del rapporto immagini-musica che c'è nel cinema. «Io rubo, cito, trasformo - ha detto Jovanotti - Penso alla scena hip-hop, a De Gregori, a Paoli. Un po’ come Tarantino, che rifacendosi a Bruce Lee in Kill Bill ha fatto un’altra cosa. Lui nel cinema è andato oltre il post-modenro. Anch'io nella musica vorrei prendere quella direzione». Sostenuto da una rinnovata super-band, il solito Saturnino al basso, Riccardo Onori alla chitarra, il travolgente americano Mylious Johnson alla batteria, il brasiliano Jorge Bezerra alle percussioni, Franco Santarnecchi e Cristian Rigato alle tastiere, Jovanotti ha trovato anche il coraggio di suonare la chitarra ricavandosi uno spazio coraggioso, quello dell'intermezzo «unplugged», nel quale infila le sue ballate più belle, da «Gente Della Notte» alla splendida «Mi Fido Di Te», da «Bella» a «Serenata Rap». «L'impatto sonoro sarà dinamico - ha spiegato - però mi ritaglierò uno spazio tutto per me, con chitarra e giradischi per i miei vecchi pezzi. Farò qualche canzone romantica, qualche cover, magari "La Cattiva Strada". Mi diverte fare il cantautore». Negli otto concerti che hanno preceduto quello di Roma, Jovanotti ha fatto le opportune correzioni di tiro ed ha eliminato le piccole sbavature che avevano suscitato qualche perplessità nella data d'apertura. Quello che arriva al Palalottomatica è quindi uno show rodato, calibrato, travolgente e coinvolgente.
Chi l'avrebbe immaginato, 17 anni e 12 dischi fa, che l'allora portabandiera del cretinismo di massa sarebbe diventato un cantautore-rock con i fiocchi?