13.10.05

sto cercando di contattare un mio amico.
un mio amico ora lontano, un tempo molto vicino.
ma niente.
oh, lui non ne vuole sapere e io confesso che ormai non so più che fare. diciamo che sono 2 anni che provo a riaccendere il nostro rapporto, che era splendido, divertente, dolce. niente non me ne da la possibilità; io lo so che gli ho fatto male una volta, lo so e speravo che potesse perdonarmi. invece no, non gli passa per l'anticamera del cervello. nemmeno mi risponde, nemmeno un cenno, nemmeno un segnale. o mi vuole proprio cancellare o mo odia a tal punto da non poter più sopportare la mia vista. oppure ha paura (e questo mi sembra probabile).

vabbè, strani gli uomini. e fortuna che erano le donne quelle assurde!

riporto uno stralcio della mia mail:

sembra quasi una scusa o una frase retorica quello che sto per scrivere ma giurin giurello è la verità; stanotte ho sognato che ero ad un campeggio a cucinare, sfranta come pochi, e ad un certo punto qcn mi dice: guarda che è arrivata una persona per te. io dico: ma chi sarà mai? ed ecco che un tizio in tuta, scarpe dorate (??) e cappello da baseball si avvicina e sei te. mi dici una serie di cose che non sto qui a ripetere che è meglio e poi il sogno finisce. insomma, sembra sempre che ti cerco dopo una notte di questo tipo.
e invece no.
infatti, caro mio, capita a frequenze bisettimanali che io ti pensi con un sentimento molto composito: piacere, incazzatura, rabbia, nostalgia, malinconia, desiderio, amicizia, paura, gioia, urto. capita, e di volta in volta scelgo a quale sensazione attingere. oggi scelgo incazzatura e nostalgia.


suona strano anche a me dato che tu sei così "altro" dalla mia vita da così tanto tempo e probabilmente sei una persona molto diversa da quella che immagino. cioè se mi fermo a pensarci su, razionalmente mi dico che mi sto facendo un film, e che qst dipende solo dal mio animo nostalgico del momento. ma è vero, io sento molto la tua mancanza. è una cosa che credo di aver elaborato troppo tardi perchè possa suonare credibile alle tue orecchie, ma io più ci penso più mi convinco che è così; ho elaborato troppo tardi quello che avrei dovuto essere, quello che avrei dovuto fare. questo non vuol dire che cambierei radicalmente scelte se tornassi indietro.

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