31.1.06

DERAILED - deragliategli la faccia!

avevo promesso ed eccolo qui: un commento sul film dell'altra sera.
UNA CACCA.
UNO SCHIZZO DI VOMITO SULLO SCHERMO.

lui, nonostante sia un bell'uomo, ha l'espressività di un bidet.
lei, nonostante sia ua bella donna, quella di un bullock.

ma lui CSI non l'ha mai visto? fa delle cazzate storiche, che se solo avesse visto 1 puntata di CSI non le avrebbe mai fatte!

il problema è che al mio webby questo film è piaciuto molto! ma come è possibile? ehehheheheh
adesso accede e cambia qst post..ehheheheheheheh grande webby.


vabbè, insomma, ho visto nell'ultimo periodo dei film molto belli, THE NEW WORLD, MATCH POINT, BROKEBACK MOUNTAIN, ma questo my gosh non si può proprio vedere.

stasera spero di tornare nel trend positivo con MUNICH. vi farò sapere.

io e le mie recensioni.

calzini e piedi gelati

mi si stanno congelando i piedi ma non ho voglia di alzarmi per andare a mettermi i calzini.
a volte vorrei essere più metodica e dare un ordine alle cose che faccio, una serie di caselle prestabilite dove inserire le attività e dove obbligarmi a fare delle cose. forse così spercherei meno tempo in stuppolate, perderei meno tempo prezioso. beh, ci sono quelle persone che riescono a fare 1000 cose, lavoro, studio, palestra, amici, uscite, telefono, canoa, shopping, degustazioni, letture, teatro...ma come si fa?

come si fa a non volersi abbrutire un pomeriggio davanti alla tv facendo lo zapping più inutile e guardando tutta la feccia che ci impongono?
coe si fa a non passare tutta una mattina al telefono con una delle tue amiche del cuore che ti sembra di sentire ogni giorno più lontana?
come si fa a non dedicare una serata a navigare su internet per foto/notizie/curiosità sul gossip, su qualche film, canzone, attore, spettacolo che ti potrebbe interessare?


vorrei essere capace di essere diversa: essere capace di essere. imparare ad essere qualcosa di più definito, organico, anche razionale, mah sì.

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sentirle riaffiorare quando tutto sembra aver trovato il giusto peso

28.1.06

16 anni


Un misto di nostalgia e rabbia. Un po’ di rimpianto, un po’ di tristezza.


Vi ricordate la forza delle vostre passioni a 16 anni? Lo slancio meraviglioso nel fare le cose, nell’amore, nei sentimenti, nel coinvolgimento; la forza delle parole che sembravano piene come macigni; la forza delle sensazioni che sembravano vere a tutti i costi. Il vivere tutto senza avere momenti di stanchezza, come invece è adesso. Come adesso che spesso ti domandi chi te lo fa fare, mentre a 16 anni ti domandavi perché non me lo fanno fare! Mille perché, mille spiegazioni da cercare, mille emozioni sparse e spese senza riserve. Instancabili, bramosi del domani, aperti al futuro con grande semplicità.

I miei 16 anni: quante cose, sembra veramente assurdo, nell’arco di pochi anni cambiano irrimediabilmente; e quella freschezza si perde o si dimentica, o non si riconosce di averla mai avuta. La freschezza e l’ottusità delle proprie convinzioni; le sentenze; la violenza con cui si afferma la propria individualità.
Ma la freschezza è proprio la cosa che mi manca di più…l’assenza di sovrastrutture e di regole che ti impongono certi limiti nel parlare e nel fare…la facilità di esprimersi…il misto di eccitazione e paura di fronte alle novità (e vinceva sempre l’eccitazione)…il non progettare un futuro sicuro ma credere che quel futuro sia sempre rosa…


Che meravigliosa stagione della vita: quante cose, sembra veramente assurdo, nell’arco di pochi anni cambiano irrimediabilmente…cambiano…cambiano… cambiamo noi.



Difendi i Sogni tuoi
Se non li Seguirai tu li Tradisci
Cambia Strada
ce la Fai
non Voltarti

26.1.06

mmmmm Love Chocolate ... REDUCE... Food Fight


sono stata cieca per 2 giorni. ma cieca per davvero, con un occhio otturato da un qualcosa di imprecisato. una pera di antibiotici ed ora sembra rientrato il pericolo (e il dannato dolore)!!!

in questo stato pietoso e delirante oggi mi sono presentata ad un esame...e non è stato DI CERTO per la sicura pena che gli ho fatto ma ho preso un bell'e meritato 30! e godo; e non poco!


benebene si apre un periodo di concentrazione su questioni università ed attività lavorative collaterali, almeno qualcosa di un po' più divertente e smart (s-pecific; m-isurable; a-chievable; r-ealistic; t-imetable) della solita pallosa, noiosa, fastidiosa routine studiereccia e smandrappona degli ultimi giorni. una sferzata di novità ed un progetto in caldo niente male sul quale aggiornerò il mio blubbico (blog-pubblico) a breve, sempre se è interessato.


FRASE DEL GIORNO: MANTIENI LA LUCIDITA'

SONG DEL GIORNO: TU FARAI SPLENDERE OGNI GIORNO IL SOLE

PERSONAGGIO DEL GIORNO: CLAUDIO SANTAMARIA il quale mai assurgerà al ruolo intoccabile del mio amato kimmy, ma devo dire che si sta facendo strada...soprattutto con la sua gentilezza e col mio numero di cell! vabbè....

IDIOZIA DEL GIORNO: ZIO

e niente..., ah si, ho linkato un nuovo blog: poisonpills, dateci un occhio, magari sano e non come il mio, marcio e malato.....un ragazzo plurilinguo (ita-spa-portug) che si chiede il perchè delle cose



andate anche a vedere http://www.leviatano.it/sport/ dove troverete info sulla squadra di pallavolo più disastrata del secolo, notizie sportive e soprattutto un fracco de ca**ate!Hammer Head





benebene, vado a dormire anche io, il sano e giusto riposo del guerriero...ps, avete visto brokeback mountain?

vi amo, ma amo di più il bel kimmiZ

23.1.06

qualcosa che consiglio veramente

seconda recensione


Una seconda recensione, più dettagliata, che dice proprio quello che io avrei detto su questo film!

E’ possibile raccontare l’evolversi del più universale dei sentimenti umani attraverso gli stilemi di un genere così particolare come il western? Dare nuova vita ad un genere cinematografico ormai obliato mediante la destrutturazione d’ogni suo elemento caratteristico? Sondare e ritrarre i fondamenti di un’identità nazionale così lontana dalla propria e renderlo naturale e realistico come se vi si appartenesse da innumerevoli generazioni? Abbattere le classificazioni sessuali con cui si è soliti zavorrare la passione?Il dottor Frankenstein in grado di rispondere affermativamente a tutti i sopraccitati quesiti esiste e si chiama Ang Lee, regista e uomo in agile equilibrio fra Oriente ed Occidente, che con Brokeback Mountain firma una delle sue opere migliori in cui la semplicità, l’eleganza e la carica emotiva della forma filmica si accompagnano ad una finezza e compattezza narrativa, un’introspezione psicologica e ad un’estasi fotografica della messa in scena senza paragoni.Magistralmente e fedelmente tratto dalla short story del Premio Pulitzer Annie Proulx (suo anche “The Shipping News”), il film narra la vicenda di due giovani cowboys conosciutisi durante l’estate del 1963 sulle scoscese pendici di Brokeback Mountain, dove era stato loro assegnato il compito di badare ad uno sterminato gregge di pecore per conto di un rude mandriano del Wyoming. Superati i primi giorni di muta convivenza, Ennis e Jack si scoprono più simili di quanto essi stessi non siano disposti ad ammettere ed il profondo ed indissolubile legame che nascerà tra loro durante quei mesi di duro lavoro li unirà per tutta la vita con una struggente passione a cui non potranno mai più dare sfogo in tutta la sua pienezza.Basta poco per cogliere nella breve sinossi la peculiarità di questo film, ovvero la commistione di ritmi e tratti caratteristici del melodramma e di ambienti, semantiche e simbologie tipiche del western, con l’innovazione dell’elemento gay. Si tratta di una fertile contaminazione di generi apparentemente dissonanti o si è di fronte ad un tentativo di creazione di un nuovo genere cinematografico? Ai posteri l’ardua sentenza, vero è che, sebbene considerato il genere “virile e maschio” per eccellenza, il western ha trattato, fin dai suoi albori, di cameratismo maschile che talvolta implicava anche delle sottili sfumature sessuali. L’elemento omosessuale prendeva la forma di una sotterranea o latente tensione erotica, come ad esempio quella che si genera tra Shane e John Starret ne “Il cavaliere della valle solitaria”, che culmina con la scena in cui i due uomini sradicano un enorme ceppo d’albero per poter coltivare il terreno circostante, lavorando insieme, seminudi, sudando e forzando la natura, mentre l’unica donna del film, Mary, moglie del contadino, li guarda da lontano, esclusa da un legame troppo forte quanto ambiguo, ineffabile. Ambientato quasi un secolo dopo, Brokeback Mountain si spinge oltre, come raccogliendo un’eredità velata, narra della reificazione di pulsioni ataviche e lo fa con estrema naturalezza e grazia, rifuggendo il carattere sensazionalistico che le storie omosessuali spesso trascinano con sé, soprattutto in virtù del fatto che l’intento di Ang Lee era mostrare una storia d’amore universale, basata sul sentimento puro che avesse nell’atto omosessuale solo la sua forma veicolare: è amore nell’accezione più totalizzante del termine, non è né vuol essere una storia gay nel senso più limitante della parola. La storia di Ennis e Jack risulta toccante in quanto descrive lo svolgersi e l’evolversi del sentimento più forte di tutti, poco conta, quindi, il fatto che esso travolga e leghi per la vita due uomini, che etichettare solo come “gay” sarebbe di certo svilente. Con delicatezza tutta orientale Lee non affronta questa vicenda d’omosessualità con retorica o intenti buonisti, ma le fornisce nuova linfa e forza ricorrendo agli elementi costitutivi del melodramma, di fortissimo impatto emotivo sullo spettatore: il loro amore deve contrastare con il resto del mondo, quello gretto e tradizionalista del vecchio west, dove devono tener tutto nascosto temendo non solo uno scandalo, ma addirittura per le proprie vite, in quanto espressione di un desiderio differente dalle norme o dalla consuetudine di società molto rigide e codificate nelle quali resistono forti inibizioni sulle forme d’amore diverse o “devianti”, l’estenuante lotta interiore nella ricerca della propria affermazione, l’inganno di sé e dei propri famigliari, la paura costante ed infine la tragedia. Tutta la magia del film è racchiusa magistralmente nel rapporto esclusivo dei protagonisti, che perdura negli anni, mantenendo l'impetuosità dei loro istinti ed il bisogno viscerale di stare insieme nonostante sembra quasi siano inconsapevoli di cosa li spinga l’uno verso l’altro: una diversità o una colpa quasi inaccettabili che non riescono ad esprimere a parole, neppure con loro stessi. Per questo sarebbe un’esagerazione, se non una vera e propria inesattezza, sostenere che con Brokeback Mountain Ang Lee ha inventato un nuovo genere, ciò che va detto è che regista e sceneggiatori sono riusciti ad allargare la portata di questa storia d’amore tanto da farla andare al di là dell’omosessualità dentro il regno di qualsiasi amore proibito, cercato e difeso contro ogni ostacolo con tutto il dolore e la sofferenza coinvolte. Sebbene ancorato ad uno specifico periodo storico, e ad una precisa regione geografica, Wyoming 1963, il film ha un innegabile afflato universale: per certi versi è una grande pellicola vecchio stile su due uomini che lottano contro ogni aspettativa per preservare il loro amore, nonostante la vita li porti a sposarsi e ad avere dei figli. Su questa scia s’innesta una doverosa riflessione sulla poliedricità dei personaggi anche per i quali parlare di rispetto o di rifiuto della tradizione risulta davvero problematico, poiché il film si esprime in altissima percentuale attraverso il non detto, la mimica e la fisicità, facendo quindi leva da un lato sulla costruzione complessa e completa dei personaggi e dall’altro sulle innumerevoli sfumature e dettagli con cui sono impreziosite le interpretazioni straordinarie dei protagonisti. Nel nostro tentativo di scovare il rimando al classico piuttosto che l’innovazione, un primo passo d’analisi doveroso è, senza dubbio, quello di separare la sfera dei personaggi femminili da quella maschile, ed osservarli in fasi distinte.In netto contrasto con la consuetudine dei vecchi film western, dove la donna o era la mogliettina insipida inglobata nella dimensione domestica, come Mary Starret in “Shane” o era la libertina da saloon, in entrambi i casi poco sfruttate come personaggi, le donne di Brokeback Mountain sono veri e proprie figure a tutto tondo, non solo per ciò che riguarda la consistenza del loro ruolo ma anche e soprattutto per la funzione del tutto nuova che si trovano a poter compiere. Da semplice “tappezzeria”, elemento di sfondo o mere comparse esse diventano il metronomo che scandisce tempi ed emozioni in tutta la pellicola ed il filtro attraverso il quale passano le inquietudini e grazie ai loro occhi velati di lacrime o d’insoddisfazione la storia acquista spessore e concretezza. In particolare le due mogli aggiungono un notevole carico emotivo perché permettono di contestualizzare la realtà in cui vivono i protagonisti maschili: da una parte Alma, interpretata con convincente impegno da Michelle Williams, che tenta disperatamente di tenere unita la famiglia nonostante le violente reazioni e l’aridità dei sentimenti del marito Ennis (Heath Ledger), la costante mancanza di denaro e di un lavoro decente, e dall’altra Laureen, una Anne Hathaway sempre graziosa ma talvolta poco credibile, soddisfatta della propria vita agiata e del figlio viziato ed incurante della presenza o dei bisogni del marito Jack (Jake Gyllenhaal), che anzi essa considera un peso e motivo d’imbarazzo sociale.Più in bilico tra topoi western e innovazione contemporanea, invece, gli straordinari protagonisti maschili: Ennis Del Mar e Jack Twist, cowboy atipici, incapaci di concepire un mondo diverso da quello in cui sono nati e cresciuti, ma non per questo disposti ad accettarne le regole e i dettami. Nel descrivere le loro mansioni ed abitudini sono mantenuti tutti gli stereotipi come gli immancabili cappelli a tesa larga, gli stivali e la bocca ben cucita, ma Ang Lee li riutilizza per il riscrivere il genere riattualizzandoli: hanno cavallo e fucile sempre al fianco, è vero, ma Ennis viene disarcionato appena gli si para davanti un orso e non sa che fare, Jack è incapace di centrare un coyote a pochi metri e anche con la classica armonica a bocca è uno strazio, di fronte ai fagioli d’ordinanza si lamentano in continuazione come bambini, e, sebbene ci provino, non resistono né al freddo notturno né alla solitudine, piangono a occhi chiusi e finiscono per passare le serate davanti al falò a raccontarsi e a condividere esperienze, progetti futuri ed un sentimento trascinante. Va posto l’accento, ancora una volta, che non c’è ironia o sberleffo alcuno sul rovesciamento del tópos del cowboy, duro e seduttore, al contrario, esso diventa lo strumento indagatore di figura ormai mitica che porta alla luce la latente componente gay, tipica di un certo machismo.Con un’interpretazione magnifica, Heat Ledger caratterizza Ennis: una strabiliante combinazione di vulnerabilità e ostinazione, il cui nome significa letteralmente “isola”: ideale per un uomo estremamente introverso e schivo, rude e fragile allo stesso tempo, che tiene ben chiuse dentro di se le proprie emozioni rendendole inaccessibili a chiunque ed incapace di viverle e di stare con chi ama di più al mondo. Da bravo cavaliere solitario, egli non parla molto, non racconta quasi nulla di sé ma nasconde al proprio interno un’agghiacciante paura dovuta ad una traumatica esperienza avuta da bambino che probabilmente è ciò che rende così doloroso e difficile l’accettazione della natura dei suoi impulsi e della sua sessualità, così che spesso egli appare come un uomo chiuso, dai modi secchi e talvolta violenti e quasi avulso dal mondo. A suo fianco, per tutta la vita, troviamo Jack, il sensibile e toccante Jake Gyllenhaal, una sorta di alterego antieroico, colui che rappresenta il nuovo west, l’unico che forse riuscirà a trovare il modo di vivere come vorrebbe accettando compromessi insidiosi. Lee è strepitoso nel mostrare, grazie ad una macchina da presa mobilissima che segue i loro spostamenti e mutamenti negli anni, come i paesaggi plasmino i personaggi e i loro destini in modo estremamente delicato, tutto avviene tramite il ricordo di Brokeback Mountain, un luogo idilliaco nel quale si sono conosciuti ed amati Jack e Ennis, un posto che esiste al di fuori della società e oltre l’implacabile incedere del tempo, e che per loro acquista i tratti del mito, dell’angolo di paradiso a cui le loro menti ed i loro cuori fanno ritorno costantemente nella vita quotidiana per trarne forza e controllo. Emblematica di tutto il clima che si respira nel film è una battuta, che si adatta ad ogni personaggio come fosse cucita addosso a ciascuno di loro: “if you can’t fix it, you gotta stand it.”. Vale a dire se non riesci a piegare la realtà ai tuoi bisogni e ai tuoi desideri, se non hai modo di ritagliarti uno spazio tutto per te nel quale essere libero, se per quanti sforzi tu faccia scopri che non c’è modo di esprimere liberamente ciò che provi per qualcun altro, per realizzare appieno la tua vita di essere umano e vedi i tuoi sogni sgretolarsi negli anni, non puoi far altro che tener duro e sopportare, mandar giù il più amaro dei bocconi e resistere, tollerare tutto quanto e cercare di adattarvisi per quanto possibile.Tutto nel film ribadisce ed enfatizza questo devastante dissidio interiore mediante la contrapposizione tra desiderio e realtà, tra ambiente naturale e contesto urbano nella fotografia, nel montaggio, nelle inquadrature, nella musica. A Brokeback Mountain la fotografia è luminosa, naturale, solare, limpida, calda, quasi paradisiaca nella meraviglia dei paesaggi sconfinati, maestosi, d’ampio respiro, quasi fosse simbolo della vastità dell’anima e dell’immensità del sentimento sincero, quindi abbondanza di grandi cieli aperti disseminati di nuvole, neve sulle alte cime, pendii verdissimi e boschi e ruscelli incantati. Di contro la città in Texas o il paesino del Wyoming, resi con una fotografia grigia, spenta ,quasi sgranata, come se vista attraverso l’obiettivo del tempo e annebbiata, come se osservata attraverso le lacrime del dolore: ambienti chiusi, soffocanti, claustrofobici e deprimenti che accentuano la mortificazione della quotidianità ed il piattume della menzogna. Il ritmo delle sequenze muta rispetto ai momenti di pace e d’estasi fotografica degli esterni, Rodrigo Prieto e Ang Lee sostituiscono a sequenze più veloci, confuse e quasi caotiche, che mostrano perfettamente lo smarrimento ed il timore dei protagonisti, fino a scemare in sequenze statiche, lente e monotone che trasmettono il senso d’insoddisfazione, di rimpianto di chi sa che non potrà mai raggiungere una realizzazione, personale e sociale, degna di tale nome. E così la concentrazione e la cura di Lee e del suo straordinario direttore della fotografia Prieto si danno nell’opera di descrivere l’incantevole paesaggio naturale, in particolare le luci e le ombre dei declivi di Brokeback, che nella loro magnificenza si fondono con i personaggi quasi a raggiungere quella sintesi estatica e romantica tra uomo e natura così cara alla tradizione del vecchio West. Basti pensare alla scelta dell’ambientazione: Wymonig, già location, nel 1951, per le riprese di “Shane - Il cavaliere della valle solitaria”, pellicola che consacra il genere western, e da molti considerato una sorta di archetipo seppur poi accusato di eccessiva accademicità stilistica. La pellicola di Ang Lee, in verità, è stata girata in Canada, tra Cowley, Fort macLeod e Calgary, ma la scelta filmica del Wyoming, lo stato meno popolato degli Usa, che vanta poco più di 100 anni di storia ufficiale e nel quale ancora oggi nulla è mutato dall’epoca da secolo scorso, dove la stupefacente natura delle montagne rocciose è rimasta intatta, dove la carriera più ambita è tuttora quella dell’uomo che sussurra ai cavalli, l’horse whisperer, ovvero l’esperto del comportamento animale che si occupa soprattutto di domare i cavalli facendoli abituare agli umani, è senza dubbio il più sincero degli omaggi possibili alla tradizione del cavaliere solitario che tanto peso ha avuto nella costruzione dell’identità dell’uomo nordamericano.A questo riguardo, mi sembra significativa una breve riflessione. Il mondo del west, sia in senso filmico che in senso storico, rappresenta, insieme al periodo dei Padri Pellegrini e del Mayflowers, il tentativo di una nazione giovane, seppur già al culmine del suo potere, di plasmare il senso d’appartenenza e d’identità nazionale dei propri cittadini attraverso la rielaborazione mitica del proprio passato, e l’autopoiesi di un intero reticolato mitologico d’importanza vitale, che comprende, tra gli altri, il mito del “self made man” e il mito della frontiera. E proprio a tale binomio, imprescindibile dai film western, appunto, Ang Lee si rifà per rappresentare qualcosa di nuovo: ancora una volta gli stilemi del genere vengono stravolti per la loro riattualizzazione. Il mito della frontiera nella cultura tradizionale statunitense indicava idealmente quel limite oltre il quale esiste la selvatichezza della natura e dei popoli in netta opposizione a quel ad di qua rappresentato dalla civiltà americana e sino al primo dopoguerra essa rimase intesa come il potenziale di espansione e di risorse illimitate del paese, venne concepita come un insieme di difficili ostacoli il cui progressivo superamento contribuiva a formare il carattere della nazione statunitense attraverso una forte presa di coscienza tutta americana della propria identità. Ecco quindi l’ostinazione e la pazienza dei pionieri, delle carovane di famiglie che si spingevano sempre più a ovest in cerca di fortuna, che con fatica sopravvivevano forzando la natura ed il mondo che tanto aveva da offrire ma che così difficilmente concedeva, come il caso degli Starret in “Shane”, che cercano di sopravvivere onestamente ma con fatica, ma anche come i genitori di Jack in Brokeback Mountain e la famiglia di Ennis prima del divorzio. Ma questa difficoltà di sopravvivenza è la stessa che incontrano i due protagonisti del film di Ang Lee: per loro la natura da forzare è interiorizzata, è la loro, o meglio è il loro modo di pensare alla propria natura così come l’ambiente da cui provengono e tutto il mondo che conoscono hanno fatto sì che fosse giusto pensarla. Per Ennis e Jack, però, la loro frontiera non arriverà mai, sarà inseguita per tutta la vita ostacolo dopo ostacolo e sarà una lotta che li porterà ad assumere un aspetto quasi da sopravvissuti di un’epoca ormai passata. E per il triste personaggio di Heat Ledger il passaggio sarà ancora più duro perché egli incarna inequivocabilmente il vecchio west, è il prototipo del self made man, cresciuto e formatosi da solo, senza casa, senza radici, che può contare solo su se stesso, è l’erede di quel Shane, ambiguo e solitario che con quel misto di bontà d’animo, di senso della giustizia e di violenza era qualcosa in più di un cowboy o di un pistolero, in grado di affascinare le donne per i suoi modi decisi, gli uomini per l’integrità e il senso dell’onore ed i ragazzini come Joy Starret, ma anche come Jack Twist per il senso di sicurezza eroica. Ennis rappresenta tutto ciò ma in un’epoca in cui questo non ha più valore, in cui “la Frontiera” non esiste più e ciò che rimane è un uomo fragile e terribilmente solo nella miseria senza via d’uscita nella provincia americana d’oggi, più precaria che mai.Sotto sotto, qualche difetto Brokeback Mountain l’avrà anche, ma tra lo scintillio abbacinante del meritatissimo Leone d’Oro per il miglior film alla 62° Mostra del Cinema di Venezia e l’umida trasparenza della commozione sincera quel che si riesce a vedere con certezza è solo il più grande dei pregi, vale a dire quello di un film che non sgomita per divulgare un messaggio di tolleranza o d’accettazione del diverso, ma con il massimo della sincerità e della passione concepibili si concentra sul regalarci una bellissima storia. D’Amore.

Marta Ravasio

prima recensione



Una prima recensione che mi è piaciuta molto.



Da sempre il Cinema di Ang Lee corre sul filo dell'ambiguità sessuale, dal suo primo film gay "Banchetto di nozze", fino al wuxia-pian "La tigre e il dragone", dove la protagonista Zhang Ziyi era spesso travestita o scambiata da/per uomo.Un altro topos del Cinema di Lee è poi la ricerca e l'accettazione del proprio io, ben evidenziato da quell'opera sottovalutatissima che è "Hulk".Queste due facce (della stessa medaglia) si combinano perfettamente in "Brokeback mountain", atteso in quanto unisce 2 generi apparentemente opposti: il western e il gay.C'è innanzitutto da dire che "Brokeback" è molto poco western, in quanto siamo ben lontani da Leone o Ford. In realtà è come se il regista combinasse "Cavalcando col diavolo" e "Ragione e sentimento", donandoci quella confezione di eleganza e pulizia visiva quasi alla James Ivory.Eppure, proprio come il tranquillo Bruce Banner si trasformava in una bestia aggressiva come Hulk, anche Ang Lee riesce a passare dall'eleganza registica alla brutalità in maniera incredibile.In particolare quella scena intensissima del primo rapporto sessuale tra i due protagonisti (una delle scene di sesso migliori della Storia del Cinema), di una violenza carnale/mentale/spirituale che stordisce l'emotività degli spettatori.E' una sessualità così sofferta, con la macchina da presa che assume una fisicità animalesca, un erotismo quasi sadomasochistico mentre immortala due uomini all'iniziazione di una nuova vita.E' come un fulmine che prontamente arriva a colpire la routine, quell'eleganza melodrammatica scossa dalla forza più grande di tutte: L'Amore.Perché in fondo Brokeback Mountain è solamente una storia d'amore raccontata al massimo della sua passione e del suo realismo, una storia d'amore sofferta/sofferente che nemmeno la morte può far cessare.In questo senso è incredibile e meraviglioso come un regista asiatico come Lee possa possedere un tocco così occidentale nel narrare una storia contemporaneamente semplice e profondissima, in quella ricerca di sé stessi che ha del Shakespeariano.Inutile pretendere movimenti di macchina o inquadrature particolari. Brokeback Mountain si basa sulla semplicità di una messa in scena essenziale, da vita giornaliera per riflettere quel realismo della vita di tutti i giorni, tra veri alti e bassi.Sorretto anche da una direzione d'attori che ci permette di godere di Heath Ledger e Jack Gyllenhaal al massimo della loro potenzialità, in un gioco di primi piani capaci di cogliere quella fotogenia emozionale, Brokeback Mountain dimostra ancora una volta la sensibilità di Ang Lee, capace di passare da un genere all'altro senza paura, e riuscendo sempre a centrare l'obiettivo: far riflettere, non solo sul Cinema, ma soprattutto sulla vita e il mondo. Meraviglioso.

20.1.06

oh madre mia - Santamaria!



allora, anche se è un attore, è una persona normalissima, ovvio, ma oggi mi sentivo proprio come una ragazzina cretina davanti ai ThakeThat!
ho chiamto, per questioni univeristarie, Claudio Santamaria, noto figone, noto bravo attore, persona veramente SQUISITA...mammamia, potessi saggiarlo come dico io!
l'ho molto apprezzato, devo dire la verità, e lui è stato molto gentile, cordiale e disponibile. voglio vedere se ci incontriamo...je faccio maleeeeeeee!!

je faccio male...TRA NUVOLE E LENZUOLA...

Ore che lente e inesorabili attraversano il silenzio del mio cielo
per poi nascondersi ad un tratto dietro nuvole che straziano il sereno
sentirle riaffiorare quando tutto sembra aver trovato il giusto peso
aver la voglia di rubarle al tempo per potergli dare tutto un altro senso
distratto, stupido e testardo come sempre provo a farlo
ho deciso di fermarlo per poterti avere ancora
non dire una parola
sperando che non se ne accorga ho strappato via anche l’ultima mezz’ora
pensando che sia l’unica maniera per sentirti qui vicino ancora
sempre più stupido e testardo come sempre torno a farlo
e di nuovo per fermarlo
e poterti dire ancora
tra nuvole e lenzuola
non FARLO PER UN’ ORA
non farlo mai per ora
e stringimi allora tra nuvole e lenzuola
non dire una parola non dire una parola
ore che lente e inossidabili attraversano il silenzio del mio cielo
e si nascondono ad un tratto dietro nuvole che straziano il sereno
le senti riaffiorare quando tutto tutto sembra aver trovato il giusto peso
aver la voglia di rubarle al tempo per potergli dare ancora un altro senso
ancora
stringimi allora tra nuvole e lenzuola
non DIRE UNA PAROLA
non farlo mai per ora
abbracciami ancora tra nuvole e lenzuola
non dire una parola
non dire una parola
ore che lente e inossidabili attraversano il silenzio del mio cielo
e si nascondono ad un tratto dietro nuvole che straziano il sereno
le senti riaffiorare quando tutto sembra aver trovato il giusto peso
aver la voglia di rubarle al tempo per potergli dare ancora un altro senso
ancora

18.1.06

il mio JOHN SMITH



THE NEW WORLD

IL NUOVO MONDO.

Aldilà dell’assoluta poesia dell’amore, grandioso personaggio questa principessa piccolapiccola, un tutt’uno con la natura e con gli esseri viventi! Meravigliose, mammamia, le immagini della natura vergine ed incontaminata, pulita (ma ci sono ancora posti così sulla nostra terra o sono riprodotti al computer?) , rigogliosa ed amica, in un momento in cui sembra che la terra ci sia nemica e ci rigetti – che poi facciamo finta di non sapere come stanno in realtà le cose.
È un film romantico, femminile io credo, molto poetico e interiore. Un John Smith che ogni Pocahonats desidererebbe, e un marito in seconda che cosa daremmo per avere noi!!

Bello, molto bello. Aggancia l’attenzione grazie alla potenza assoluta dell’immagine, per come è costruita, per come è colorata. Le inquadrature sono sorprendenti, accostate alla musica potente (che mi ricorda il suono dell’acqua) e alla luce “primitiva”. Insomma, ragà, io ve lo consiglio e vi consiglio anche di aspettare una mezz’ora prima di esprimere un giudizio.
Aspettate che vi entri dentro questa luce che emana e poi definite se vi sia piaciuto o meno.


Ps, poi se andate all’Andromeda vi sembrerà di stare in seggiovia tanto fa freddo e sarete continuamente in agitazione! Portate da casa il vin brulè!




Apparte le mie solite critiche cinematografiche, periodo pieno. Pieno, pieno, pieno! Tendenzialmente siamo sul trend positivo, ma non si fa a tempo a dirlo che te casca la mazzata, come nelle serie TV: “oh mammamia come siamo felici, che gioia!” e ecco che gli casca la disgrazia! Quindi teniamocelo per noi e definiamolo più genericamente trend positivo.
E anche oggi ci siamo guadagnati il pane, come diceva sempre mio nonno.

Buona camicia a tutti/e.

14.1.06

PENSIERI CHE NON RIFERISCO (e disordine alimentare)



ingannai il dolore con del vino rosso
buttando il cuore in qualunque posto

mi addormentai con un vecchio disco
tra i pensieri che non riferisco
chiudendo i dubbi in un pasto misto


alcuni pensieri che non vorrei mai riferire, affogandomi seriamente in un po' di alcol e di dolci, disorientare la vita di tutti i giorni, provando il rischio di rinascere poi, poi, sotto le stelle...

mio dio è califano eppure...eppure mi parla.

che poi è che uno prova un dolore, piccolino e pungente, fisso come lo sguardo di un pesce ma non gli sa dare un vero e proprio nome, viso, una carta d'identità con tanto di timbro. allora penso che se si trova il questore che lo rilascia si trova anche la soluzione per abolirlo. qualcuno conosce il questore del municipio dolori piccolini, pungenti, costanti?

ahiahiahi come sempre...per me. e me lo dicevano anche!

12.1.06

...



SOMETIMES I FEEL SO SAD, SO BAD
BUT NO - ONES GONNA STOP ME NOW

8.1.06

Ragguaglio Generale



In questi giorni:



Ho scoperto che sarà un anno di merda per il mio segno zodiacale, almeno fino a novembre (ossia per ben 11 mesi) nel quale:

- perderemo soldiCrystal Ball
- perderemo amici (ho già cominciato)
- perderemo l’amore

Sneaky altro?? Grrr


Ho preso qualche chilo faticosamente buttato giù negli ultimi mesi a causa dei ripetuti festini o da ma organizzati o da me attesi.

Caffeine Chips

Ho sognato di vivere in un mondo parallelo dove una sirena che si maschera da barracuda si rimorchia mio zio. E non avevo nemmeno mangiato pesante.
Sushi
Ho partecipato al mio primo maschera-shampoo party: una festa in maschera il 6 gennaio (e senza battute non ero la befana, bensì un’indiana jones sui generis…) con premiazione in gentili cadeaux in shampoo & co. Oh mio dio!
Hairy

Ho stretto tra le mani il mio clamorosamente agognato Harry Potter VI: e purtroppo sono ancora indietro con la lettura, rosico e mi dispero; è la mia droga.

Crying 2

Io ed il mio WM abbiamo cominciato a riflettere seriamente sulle potenzialità di un blog ben fatto: sapete cosa è la blogosfera? Manco io ma lui si; e mi fido.

Nerd

Mi sta cominciando a venire l’uzzolo dello studio. Forse dovrei cominciare a fare qualcosa ma non ne ho la benché minima voglia.

Noisemaker 2

Ho cominciato il mio saldo-shopping con dei risultati veramente strabilianti. Invasata dal fashion esprit ho setacciato palmo a palmo un paio dei mie negozi preferiti, spremendone degli affaroni veramente oni-oni. Sono molto fiera di me ma non ho ancora finito; anzi non ho nemmeno iniziato!!

Bounce

Ho avuto una bellabella notizia: con tutta pobabilità andrò a vedere le olimpiadi a Torino…che figata! Ma quando mai mi ricapita? Già mi vedo con i miei nuovi sci e dei moon boot extra-fashion che mi devo ancora comprare a urlare “Oooppp Oooppp” al cancelletto di partenza e a fare gli occhi dolci a qualche bel svedese/austriaco/svizzero tutto muscoli e vin brulè!

Snowstorm Ice Skating Skiing





Dopo avervi giustamente ragguagliato su questi miei giorni di assenza vado a fare una manicure.


Hello Hello Hello Hello



4.1.06

PP - Pensiero Pomeridiano



Un sogno. Ma i sogni aiutano a vivere o la vita è un sogno? (che ca**ata)

È bello quando vedi qualcosa che ti fa sognare. Quando qualcosa ancora ti fa sognare, credere nella favola del lieto fine e nell’amore che vince sempre. Peccato che solitamente è un’ebbrezza, un’illusione che dura lo spazio di un pomeriggio eppoi viene ricacciata infondo dalla sera. Per me dalla notte, più precisamente: sogno, sogno costantemente ogni notte, due, tre sogni che mi svegliano per poi ricominciare. Raramente sogni belli e rasserenanti, molto frequentemente sogni ansiosi, non incubi, cose che potrebbero ragionevolmente succedere, persone che potrei ragionevolmente incontrare, piccole angosce quotidiane. Risultato: mi sveglio la mattina con un’ansia addosso! Tre, quattro, cinque ore e quasi passa. Una puntina rimane però fino alla notte successiva.

Due sono le opzioni:

  1. me lo tengo

  2. mi psicoanalizzo – anche perché alle volte sono dei sogni TROPPO -TROPPO assurdi

Forse meglio la 2° strada.

2.1.06

Come promesso: L'ALBUM FOTOGRAFICO DEL CAPODANNO NEL MANIERO



ECCO A VOI QUALCHE FOTO SCATTATA DURANTE IL NS CAPODANNO NEL MANIERO. RIFERIMENTI A FATTI, COSE, PERSONE, ANIMALI, NAZIONI, CITTA', LETTERE o TESTAMENTI, CAVIGLIE, ZUCCHINI, LAMPIONI REALI E' PURAMENTE CASUALE!




La tavola, scintillante e dorata, con i suoi tre artefici: trokkis, liukiks e mirtù

La bella trokkis cerbiattina del Natale...

Bruno e Pierlus dopo il brindisi: ubriachi?

Webmaster e Mirtù nel 350° tentativo di foto (vi risparmio le altre)


Il mitico banco del mercante in fiera di Jacovitti (bella, 50 pippis!): Paolino, il Banana e Mau


La sempre Bella Fester, Mirtù che brinda e Sbafalda (notare che le corna sono sempre con noi...)


Il trio-nucleo dell'organizzazione: Trokkis, Mirtù e Liukiks

Mirtù con il lato internazional-croaZio della tavola: Ana, GiulZ e Dainasti

I soliti Ciccilla e Pippi che amoreggiano...


Bruno, Luca e Giulia la sfortunata infortunata dai Botti...


La sempre bella Fester, Raffaella e David - oh-10-euro-ma-che-sei-matto-so'-20-milalire!!!


Giulia, Mirtù e la cara Elisa, che tutto conosce di Mostangeles


Tavolata lato ovest

The day after - capodanno nel maniero



Ore 23.49

Primo momento del day after che posso prendere per me e dedicare al mio blog.
L’anno inizia con un gran lavorio per la risistemazione del maniero dopo l’orda barbara del capodanno…Tutto sommato pochi morti e feriti, molta immondizia, un bagno mancato e un mistero: le striscette, infinite striscette, di bicchiere di plastica rosso sparse per il giardino…io una mezza idea ce l’ho, cmq…(striscette per altro raccolte UNA AD UNA da mio padre stamattina; era molto felice, lo assicuro)


La tavola era uno scintillio dorato da gran festa. Ogni ospite al suo ingresso rimaneva folgorato ed accecato da tanto oro e tanta luce. Un plauso ai menù ed ai segnaposti. La porporina resterà in ogni interstizio del maniero per anni.
Il cibo è stato assolutamente lauto ed abbondante: penso che con le rimanenze ciberò i castellani per una settimana.
Il beverage è stato di primissima qualità, ed anche qui nulla da dire sulla quantità: avremmo potuto aprire un negozio (mai come quello in camera mia, però)…peccato di molte bottiglie lasciate a metà ed alcune birre solamente aperte e nemmeno toccate…vabò.


La nota piacevolmente positiva della serata è stata l’inaspettata vincita di 50 pippi al mercante in fiera di jacovitti: l’arpanonna ha castigato l’intera comitiva! Il mio socio-webmaster è stato complice di qst scippo: si vede che due sfigati insieme si annullano (come le suore).

Il day after ha visto il coinvolgimento dei castellani nel riassemblaggio e nel riassetto del maniero, opera un po’ faticosa e un po’ noiosetta… chi bella vuole apparire un poco deve soffrire!


Sono talmente stanca che per ora mi fermo anche perché ci metto una vita a scrivere. Domani posto alcune foto e continuo il resoconto.

Buona prima notte di questo anno. Io ci metterò i soliti due mesi per imparare a scrivere 2006 invece che 2005. Sono una pippa storica!


Sincerly vostra Mirtulla R.S.



Ps. un vero, grande, sincero, affettuoso grazie al grazioso Liukiks, che non solo mi ha mostrato ancora una volta la sua graziosità, ma è stato collaborativo, aiutativo, e decisivo per il buon andamento della serata. Un grazie-grazioso!